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mercoledì 13 luglio 2011

L

laccabràṷnə s.m. - Semplicione.
laccasapṷnə s.m. - Sberla.
laccə s.m. - Stringa, cordicella, laccio usato spec. per allacciare scarpe, busti o altri capi di vestiario : lu laccə də lə scarpə, i lacci delle scarpe.
laccə s.m. - Sedano (Apium graveolens): dammə na fruscə də laccə, dammi una costa di sedano.
laccə s.m. - Collana lunga.
lácchə s.f. - Cibo buonissimo.
lacchièṷlə s.m. - Fune munita all’estremità di un cappio a nodo scorsoio, usata per catturare uccelli, selvaggina o animali allo stato brado.
lacchìṷnə s.m. - [lat. tardo lacca, sorta di tumore alle gambe dei giumenti]. - Parte posteriore della coscia.
làcənə s.m. - [lat. reg. aulicinus ]. 1. - Susino: làcənə verdacchjə, Verdacchia: la sua forma è ovale, tondeggiante alla punta, un poco tumeggiante nel mezzo degradante appena verso il picciuolo ove finisce in una punta molto ottusa.. [...]; lacenə anglè, il frutto è rotondo, di una grossezza mezzana, tagliato da una suttura marcata, e pendente da un picciuòlo piuttosto corto. La buccia è sottile, verdastra, e sfumata da una velatura di rosso dal lato del Sole. La polpa è fina, delicata, e piena di un sugo abbondante e saporitissimo.[...]; làcənə purcə susina di santa Caterine o Torlo d’ovoè considerata dai Pomologi come l’ultima fra le buone Susine, e pare che abbia preso il suo nome dal tempo in cui matura, [...] Il frutto è tondo, liscio, totalmente giallo, e somiglia appunto ad un torlo d’ovo, motivo per cui ne ha preso il nome. Se la pianta è in luogo aprico ei si colora prima di essere edule, e la sua maturità vera non coincide coll’apparente: perché acquisti la perfezione bisogna lasciarlo alla pianta sino a che la buccia divenga vizza: prima di questo sintoma ei figura come un frutto perfetto, ma se si mangia vi si trova una polpa aspra e senza gusto: lasciato sui rami, essa vi subisce una decomposizione lenta che la rende morbida, e vi sviluppa un sugo dolcissimo che non manca di rilievo. [...]; làcənə pappachèṷlə, Basaricatta: è una razza spontanea, che viene di pollone, e che perciò si può moltiplicare senza ricorrere all’innesto; Il frutto è oblongo, ovato alla cima, un poco rilevato nel mezzo, e degradante verso il picciuolo in un collo cilindrico e ritorto che l’assomiglia un poco agli acini dell’uva galletta. 2. Fig. Persona acida, sciocca.
lachə s.m. - Alone, cerchio della luna.
lainə s.f.inv. - Legna: na cànnə də lainə, una “canna” di legna; na lainə nən fa feuchə, una legna non fa fuoco; sə na lena tortə, sei un legno storto, sei incorregibile.
lamatàṷrə s.m. - Frana, terreno che, per sotteraneo lavoro delle acque scoscende.
lambə s.m. - Lampo. • Espressioni (con uso fig.): Me fì na lambə a lu cazzə.
lambijajə v.intr. - Lampeggiare.
lambiàṷnə s.m. - Spilungone.
lampandə agg. di olio, limpido
lamèndə s.m. - lamento. • Espressioni (con uso fig.): ha cumenzàtə nu lamèndə, ha iniziato un lamento scocciante, continuo, interminabile.
làmiə s.f. - Volta di mattoni ad arco, soffitto; fraseol.: làmiə a cìlə də carrózzə, soffitto a botte, a cielo di carrozza.
lammə s.m. - Lombo.
lammǝtə s.m. - Scarpata, ciglio.
landà v.tr. - Lasciare: l’à landate lu spèṷse, l’ha abbandonata il fidanzato; prov. chi landə la via vicchjə pə la néṷvə, sa chə landə ma nə za chə tréṷvə, chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quella che lascia, ma non sa quella che trova.
lanatə agg. – Flavour caratteristico dell’olio vecchio.
lanàttə s.f. - Lanuggine.
langariàunə agg. - Ingordo, giotto, ghiottone.
langhə s.f. - Lingua. tè na langhə, persona linguacciuta
lapàṷnə s.m. - Fuco, il maschio dell’ape domestica.
lapə s.f. - Ape.
lappə s.m. - Orlo: sə fàttə lu lappə a lu mandéjlə? Hai fatto l’orlo alla tovaglia?.
lapzə s.m. - Matita.
laschə s.f. - Fetta di pane: tàjamə na laschə də pànə, tagliami una fetta di pane.
lattarə s.m. e f. - Lattaio, lattaia, chi vende latte e derivati del latte, chi porta il latte a domicilio.
làttərə s.f. - lettera, comunicazione scritta che si invia a una o più persone.
laṷpe s.f. - Arnese rudimentale adoperato dai contadini per recuperare oggetti caduti nel pozzo; era costituito da una ruota di ferro con un raggio al quale era saldato un manico; al cerchio erano sospesi tre o quattro ami.
c s.f. - Fango, la mota.
lauràndə s.m. - Chi sta imparando una professione, un’arte, ecc..
lavatìṷrə s.f. - Acqua nella quale sono stati cotti i maccheroni: ci si lavano una prima volta i piatti; spreg. di brodo, minestra cattiva..
lavazzə s.f. - Quantità d’acqua, o d’altri liquidi, sparsa per terra.
laʒʒarijà v.tr. - Ferire, deturpare con tagliuzzi, una parte del corpo.
laʒʒaréttə s.m. - Peperoncino piccante.
làzzə s.f. - Diarrea. → Sprìmïə.
lébbrə s.m. - Libro. ‣ Locuz.: lə sə messə a lu lébbrə də lə scurdə, lo ha messo nel libro degli scordati, lo hai dimenticato.
lébbrə s.f. - Libbra, unità di misura di peso.
lèbbrə s.m. e f. - Lepre.
ləccachìṷlə s.m. - Adulatore servile.
ləccamissə s.m. - Colpo, manrovescio inferto sulle labbra.
ləccangejə s.f. al fig. - Ghiottume.
léccə s.m. - Liccio, elemento dei telai per tessitura, la cui funzione consiste nell’innalzare o abbassare i fili dell’ordito per consentire il passaggio della navetta che porta la trama: li l. di la taile, i licci della tela..
ləcchèinə s.m. - Ghiotto.
ləcənàllə s.f. - Prugnolo selvatico (Prunus spinosa).
lècetə agg. - Nel modo: terra lecetə, terreno libero, senza gravame.
s.m. - liquore.
ləggerè al fig. tollerare, soffrire: nin lə pozzə lleggerè, non lo posso digerire.
lèi̯cə s.f. - Alici.
lèi̯mə s.f. - Lima: la lèimə e la raspə, si sono unite la lima e la raspa, di due persone che hanno carattere cattivo ambedue.
lèi̯nə s.m. - Lino (Linum usitatissimum). I semi venivano macinati e spremuti per preparare cataplasmi.
léiscə s.f. - Lastra di pietra.
lèivə s.f. - Olivo, oliva. La léivə curetə, olive trattate con liscivie o salamoie per renderli commestibili.
lemətə s.m. - Guscio di guanciale, di materasso; lemətə də lu saccaunə, lemətə də lu lettə. ‣ Dim. ləmetallə.
ləmungèllə s.f. - Varietà di mela che ha odore di limone.
lèndə agg. - Poco fitto: a uannə lu granə è natə lendə lendə, quest’anno il grano è nato poco fitto.
lènzə s.f. - Striscia: na lènze di terre, una striscia di terreno. • Espressioni (con uso fig.): l’ajjə fattə a lènzə a lènzə, l’ho ridotta a stricette.
lènzə s.f. - fig. Persona che la sa lunga, furbacchione
lənzià v.tr. - Fare a strisce, dividere. fraseol.: m’àjə lənzijetə la ménə, mi sono tagliato ad una mano.
léšcə agg. - 1. Liscio. 2. (giochi) nel gioco del tressette, tirare una carta strisciandola sul tavolo per indicare al compagno che se ne hanno altre dello stesso seme. ‣ Léšcə e bussə Rimprovero, lavata di capo o anche dose di percosse.
3. loc.avv. loc.agg.inv., senza denaro, in bolletta, rimanere al verde. 4. Léšcə Léšcə, stolto, sciocco.
letecaréjə s.f. - Litigio, contesa.
letechè v.intr., v.tr. - litigare.
levàitə s.m. - Oliveto.
levastraunə s.m. - (bot.) Pianta di ulivo.
ləvétə s.m. - [lat. *levĭtum per il lat. class. levatum, part. pass. di levare “alzare”]. - Lievito. i fa ‘rmattə lu ləvetə, si dice per esagerazione di chi mangia assai.
liccàttə nella locuzione a liccàttə, alla perfezione, ad hoc.
licìattə s.f. - Alici.
lïffə s.m. - [longobardo huf]. (anat.) - Anca, natica, fianco.
liggə agg. - locuz. liggə liggə leggero leggero, leggerissimo.
Lijaṷnə s.m. - Leone.
lijə s.m. - Luglio.
lirə s.f. - Melma, il deposito che fa l’acqua torbida dei fiumi.
lištìrə s.f. - Impalcatura.
lištrə s.f. - (bot.). - Arista, filamento rigido della brattea di alcune graminacee.
lìtəmə agg. - ultimo.
littə s.m. - [lat. luctus der. del tema di lugere piangere]. - Lutto, segno esteriore, che consiste spec. nell’indossare abiti di colore nero, con cui si manifesta il dolore per la perdita di un persona cara: s’à méssə lu līttə, ha messo il lutto; līttə strattə: lutto completo cioè per un anno e che si porta per parenti strettissimi e familiari.
lìṷcə s.f. - 1. Luce, luce del giorno. 2. Elettricità. • Espressioni: zǝ n’é iutǝ la lìṷcə, è andata via la corrente elettrica; la lìṷcə di nottǝ, contratto per la fornitura domestica dell’energia elettrica, che si attivava solo in concomitanza dell’accensione dell’illuminazione pubblica.
lìṷcə v. intr. - Rilucere del tempo, schiarirsi durante un temporale.
lìṷmə s.m. - Lume. Na chjandèllə na valìṷtə na lìṷmə d’ujə,
lìṷnə s.f. - [latino luna] (astron.). - Luna: ampio rilievo occupa la luna nelle credenze popolari: i contadini sostengono che il mosto vada messo nelle botti in novilunio, per farlo diventare vino. Negli orti, poi, la Luna occupa un ruolo importantissimo: bisogna sempre seminare in Luna calante. Ad esempio la lattuga non fa il maschio (il fiore); tuttora diffusa anche la credenza dell’aumento delle nascite in fase di Luna crescente. Espressioni (con uso figurativo) e prov: Gobba a levante, luna calante, gobba a ponente, luna crescente.
lìṷpə s.m. - zool. [lat. lŭpus] Lupo, mammifero del genere Cane (Canis lupus).
locabballə avv. - Laggiù.
lòcchə avv. - Spec. ripetuto, lòcchə lòcchə, mogio mogio.
lóchə sì - Toponimo dell’agro di Monteodorisio ubicato vicino al Calvario..
loffə s.f. - Fuoriuscita non rumorosa di gas intestinale dall’orifizio anale, spesso di odore sgradevole.
loffə də monechə
loggə s.f. - [franco *laubja “pergola, chiosco”]. - Loggia, terrazzino, balcone; toponimo Sotta la loggə, sotto la loggia: situato lungo la circonvallazione.
lònghə agg. [lat. longus] - 1. Che si estende in lunghezza, che ha una lunghezza notevole o sopra la media: Nǝchèṷlǝ lònghe lònghe. 2. Che si estende nel tempo, che dura molto: prèdəchə lònghə, predica lunga. avv., lungamente, per molto tempo: m’è parend’a llónghə, m’è parente alla lontana; pə lònghə, per lungo; é iutǝ lònghe lònghe, è caduto disteso.
lònghəstellə dolci di pasqua.
lopəmənarə s.m. - licantropo, secondo antiche credenze popolari, uomo che, nelle notti di luna piena, si trasformerebbe in lupo.
lucchunazzə agg. - Goloso, ghiotto, ingordo.
luciagnə s.f. - Orbettino (Anguis fragilis), è da molti erroneamente considerato un serpente per via del suo movimento simile a questi rettili cosa dovuta alla mancanza di arti; in realtà si tratta di una lucertola che nel corso della sua evoluzione ha perso le zampe e come molte lucertole e sauri (non tutti), in caso di pericolo riesce a spezzare la sua coda, che rappresenta il 60% del suo corpo, lasciandola sul terreno per distrarre l’aggressore e riuscire a fuggire e, data questa sua fragilità, il suo nome latino lo sottolinea.
lucèrtə s.f. [lat. lacĕrta]. - (zool.) - 1. Lucertola. • Prov.: a chi l’ha mucciucatə la serpə tè pahiurə piurə də la lucertə, chi è stato morso dal serpente ha paura anche della lucertola: descrive l’eccesso di precauzione dopo una brutta esperienza. 2. Malattia da incantare.
luciurtujà
luffarə s.m. - Chi non vuol lavorare e va facendo il damerino.
luffujè fare loffe, fuoriuscita non rumorosa di gas intestinale dall’orifizio anale, spesso di odore sgradevole.
lummèllə s.m. - Salame fatto con il lombo del maiale.
lundanə agg. [lat. *longitanus, der. di longe “lontano, lungi”]. - Lontano. • Espressioni (con uso fig.) da lundanə fà na bèlla vecenànzə, visto da lontano sembra bello.
lupèinə s.m. - (bot.) Lupino (Lupinus albus).
luciacappèllə s.f. - (zool.) Lucciola (Lampyris noctiluca), piccolo insetto caratteristico per la luce che emette dagli ultimi segmenti dell’addome.
luscéjə s.f. - Liscivia, soluzione ottenuta filtrando la cenere di legno in acqua bollente, usata come detersivo per i panni.
luscijetə - Acquazzone.
luuà v.tr. - levare, togliere. • Espressioni: livilə sa canguə, attocchə a mà a pparà, toglila quella conca, spetta a me metterla.

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